Vorstellungen und Rezensionen

Hier werden einige Konzerte klassischer Musik, sowohl alte als aus romantische, moderne und zeitgenössische Musik, “music d'art”, präsentiert und rezensiert.

Die Beitrage werden von Lehrer*innen der Musikschule veröffentlicht, aber auch die Schüler*innen der Musikschule sind eingeladen, ihre Schriften vorzuschlagen. Die Beiträge sollen Mauro Franceschi, dem Herausgeber der Kolumne, an die folgende Adresse geschickt werden: Mauro.Franceschi@provincia.bz.it.
Die Haydn Stiftung und der Konzertverein Bozen werden den Schüler*innen, deren Beiträge veröffentlicht werden, einige Eintrittskarten anbieten.

A Castello Freudenstein ha suonato Pierre-Laurent Aimard.

Il programma, magistralmente eseguito, ci ha lasciato un senso di struggente infinitezza.

Pierre-Laurent Aimard
Pierre-Laurent Aimard

Nella bella cornice della sala concerti di Castello Freudenstein, quale evento della rassegna organizzata da KulturKontaktEppan, Pierre-Laurent Aimard ha proposto un programma dedicato a Schubert e Kurtag. 

Il concerto del pianista di fama internazionale, che ha collaborato anche con diversi dei più significativi compositori del nostro tempo, come Gyorgy Ligeti, Karlheinz Stockhausen, Elliot Carter, Sir Harrison Birtwistle, George Benjamin, Pierre Boulez e lo stesso Gyorgy Kurtag, è stato introdotto dalle parole di Guido Gorna, direttore artistico della rassegna.

Abbiamo appreso che si sarebbe trattato di un concerto senza soluzione di continuità, un arco sonoro di circa 70 minuti, nel quale si sarebbero succedute danze schubertiane e pagine a firma di Kurtag. Ci è stato raccontato che le prime erano il frutto del genio viennese alla ricerca del favore del pubblico, ovvero dell’editore, mentre le musiche del compositore ungherese, insignito nel 2009 del Leone d’oro alla Biennale di Venezia, avevano i tratti di una sorta di diario personale. Un programma che giustapponeva opere diversissime tra loro, accomunate dalla genialità dei loro autori.

E’ stato un concerto emozionante come pochi. Assieme all’abilità interpretativa delle singole pagine abbiamo ammirato la scelta di Aimard nel concatenare i molti spartiti in modo che ogni pagina pareva avere la sua naturale prosecuzione in quella successiva, per affinità oppure per contrasto.

Le simmetrie e le armonie schubertiane si specchiavano nella libertà formale del contemporaneo, e nell’arco del concerto ci è stata offerta la possibilità di percepire la ricchezza e l’ampiezza delle possibilità della creatività umana, al di là delle consuetudini e contingenze del proprio tempo.

Il programma, magistralmente eseguito, ci ha lasciato un senso di struggente infinitezza